La venticinquesima giornata consegna una classifica che in alto si muove meno di un bradipo a terra dopo una canna. Negli anticipi di sabato, vincono le tre squadre impegnate in Champions League la prossima settimana (quella della tripla disfida Italia-Inghilterra). E a rendere la testa della classifica ancora piu' muffosa, ci pensano le successive tre. Vincono pure loro. Nell'anno del festival di Bonolis, questo non era ancora successo. Sara' mica il contagio da kermesse sanremese?
Di meno noiosa c'e' la svolta del Torino, che non e' cosa da poco. Dopo tre mesi (due secondo la questura), sono arrivati i tre punti che consentono alla squadra di Novellino di abbandonare, sia pure per una settimana, la deprimente zona B. Non e' che siano fuori dal tunnel, ma respirare l'ossigeno della quartultima posizione fara' bene come un antibiotico per cavalli. Proprio cio' che ultimamente manca al Lecce, al Chievo e alla Reggina. Qualcosa mi dice che queste tre squadre andranno presto a far visita al girone sottostante, e forse ci resteranno qualche annetto per scontare le cagate strategiche dei loro presidenti.
Nella domenica in cui scompare il caro e candido Cannavo', il Genoa strappa applausi al San Paolo di Napoli, il Catania si sveglia nel derby del ponte che non verra', e la Sampdoria insegna la rumba all'altalenante Atalanta.
Dovrei fermarmi, altrimenti finisce che parlo anche questa volta di quel mattacchione di Mou. Poco da dire, ma il dovere di cronista sportivo mi impone un'osservazione che molto probabilmente pochi vi faranno notare. Alla venticinquesima giornata, Mourinho aggancia Roberto Mancini: primato con 59 punti. Mancini vi era arrivato dopo un pareggio interno con la Roma, e quando iniziava la fase calante. Mourinho vi giunge con una squadra fresca, che mostra una condizione fisica invidiabile, una difesa implotonata ed un centrocampo piu' ordinato di un gruppo algebrico. A prescindere da come gli andra' tutto il resto, il suo tocco ha gia' dato i frutti che voleva.
Chiudo con una perla:
Siamo a pochi giorni dalla sfida tra Inter e Manchester. E io credo che l'evento, di per sé avvincente e crudele, possa essere annunciato non solo dai proclami di quegli ottimi imbanditori che sono Ferguson e Mourinho, dal confronto ruggente tra Rooney e Ibrahimovic, dal fascino di Cristiano Ronaldo o dai 44 anni di fame europea nerazzurra, ma anche da un omaggio alla storia silenziosa ed esemplare di questo Edwin Van der Sar che l'Italia liquidò quasi con irrisione ricordando di lui solo le incertezze e il famoso «cucchiaio» che gli fece Totti nella sfida ai rigori di Italia-Olanda 2000. Non c'è che dire: la vita ha fantasia e in certi casi sa vendicarsi con un sorriso.
Candido' Cannavo firmava cosi' il suo ultimo articolo.
Buona Champions a tutti.
domenica 22 febbraio 2009
lunedì 16 febbraio 2009
Ventiquattresima: toccata e fuga
Giorno del derby di Milano, 15 febbraio 2009, ore 20.30. Ho rinunciato a tutto questa sera, persino ad una verosimilmente succulenta cena a base di pesce, pur di restare incollato al sito internet bet365.com che da' la possibilita', oltre-confine, di godersi la partite di calcio via internet.
In Italia, la crociata anti-internet, quella che colpira' Facebook tra non molto, si contenta di proteggere le TV che, oltre alle dirette calcistiche, propinano - ahime' - contratti fuori di testa, opinionisti fuori dal tempo, cosce fuori misura, ed il tutto naturalmente a pagamento.
L'economia delle televisioni fa fatica a star dietro ai nuovi fenomeni ad attecchimento rapido. Assistere ad una partita di calcio via internet, in modo del tutto gratuito, non solo e' comodo, ma e' il futuro.
Ovunque al mondo, l'onda delle possibilita' che internet offre e' veloce, amorfa e inarrestabile. In Italia, invece, e' oscuramento. Siti come bet365.com e myp2p.eu, tra i piu' cliccati fino a pochi mesi fa, sono ora paginette senza sostanza (p.s. c'e' sempre rojadirecta.com).
Chissa' se anche questo blog sara' censurato dai nuovi crociati. Speriamo di no, non vorrei deludere chi mi legge. Siamo pochi, ma buoni. Ma pochi.
Il derby della Madonnina se lo prende l'Inter. Chi critica Adriano per la toccata di testa-braccio dovrebbe riguardarsi Inter-Parma del 20 gennaio 2008, minuto 89mo. Allora tutta l'Italia si fermo' per due mesi, gli arbitri furono edotti in chiave anticapolista, l'Inter gioco' le successive partite quasi sempre in dieci, e il buon RoboMancini ne fece le spese (psicologiche prima, di fatto poi).
L'Inter di ieri ha messo paura due volte. In attacco prima, con una serie di azioni da gol lucide come le scarpine di Michelle Obama, una dopo l'altra, senza sosta, quasi a volersi prendere tutto da questo match, a lanciare un avvertimento alle inseguitrici e soprattutto allo United. In difesa dopo, quando il pipponeinzaghi ha messo alle corde la retroguardia avversaria, cosa che non e' da tutti quest'anno. Una, due, tre volte, sempre li', sempre ganzo, vivace, decisivo.
Il Milan finalmente riesce a giocare bene, e non e' stato l'effetto Beckham. Forse e' un po' tardi quando si e' a meno undici, o forse no, come lo scorso campionato insegna. Di sicuro e' ora lecito, alle 24ma giornata di calcio, parlare di fuga dell'Inter. Non alla quarta di campionato (vai).
Ed anche la Juve sembra stia perdendo la necessaria lucidita' in chiave conclusiva gia' da alcuni incontri. I legni di ieri non spiegano tutto. Una squadra che pretende di inseguire il cingolato nerazzurro non puo' farsi abbattere da un palo. La foga post-purgatorio sembra esaurita, gli stimoli nervosi pare inizino a concentrarsi sull'altro obiettivo tosto della stagione, la Champions.
Buon calcio a tutti.
In Italia, la crociata anti-internet, quella che colpira' Facebook tra non molto, si contenta di proteggere le TV che, oltre alle dirette calcistiche, propinano - ahime' - contratti fuori di testa, opinionisti fuori dal tempo, cosce fuori misura, ed il tutto naturalmente a pagamento.
L'economia delle televisioni fa fatica a star dietro ai nuovi fenomeni ad attecchimento rapido. Assistere ad una partita di calcio via internet, in modo del tutto gratuito, non solo e' comodo, ma e' il futuro.
Ovunque al mondo, l'onda delle possibilita' che internet offre e' veloce, amorfa e inarrestabile. In Italia, invece, e' oscuramento. Siti come bet365.com e myp2p.eu, tra i piu' cliccati fino a pochi mesi fa, sono ora paginette senza sostanza (p.s. c'e' sempre rojadirecta.com).
Chissa' se anche questo blog sara' censurato dai nuovi crociati. Speriamo di no, non vorrei deludere chi mi legge. Siamo pochi, ma buoni. Ma pochi.
Il derby della Madonnina se lo prende l'Inter. Chi critica Adriano per la toccata di testa-braccio dovrebbe riguardarsi Inter-Parma del 20 gennaio 2008, minuto 89mo. Allora tutta l'Italia si fermo' per due mesi, gli arbitri furono edotti in chiave anticapolista, l'Inter gioco' le successive partite quasi sempre in dieci, e il buon RoboMancini ne fece le spese (psicologiche prima, di fatto poi).
L'Inter di ieri ha messo paura due volte. In attacco prima, con una serie di azioni da gol lucide come le scarpine di Michelle Obama, una dopo l'altra, senza sosta, quasi a volersi prendere tutto da questo match, a lanciare un avvertimento alle inseguitrici e soprattutto allo United. In difesa dopo, quando il pipponeinzaghi ha messo alle corde la retroguardia avversaria, cosa che non e' da tutti quest'anno. Una, due, tre volte, sempre li', sempre ganzo, vivace, decisivo.
Il Milan finalmente riesce a giocare bene, e non e' stato l'effetto Beckham. Forse e' un po' tardi quando si e' a meno undici, o forse no, come lo scorso campionato insegna. Di sicuro e' ora lecito, alle 24ma giornata di calcio, parlare di fuga dell'Inter. Non alla quarta di campionato (vai).
Ed anche la Juve sembra stia perdendo la necessaria lucidita' in chiave conclusiva gia' da alcuni incontri. I legni di ieri non spiegano tutto. Una squadra che pretende di inseguire il cingolato nerazzurro non puo' farsi abbattere da un palo. La foga post-purgatorio sembra esaurita, gli stimoli nervosi pare inizino a concentrarsi sull'altro obiettivo tosto della stagione, la Champions.
Buon calcio a tutti.
domenica 8 febbraio 2009
Ventitreesima: lo stramaledetto calcio
"Posso solo dire che a Siena abbiamo guadagnato due punti con un gol in fuorigioco e l'Italia si è fermata per due giorni. Da quattro settimane, però, capitano episodi come la squalifica di Adriano, l'espulsione di Muntari, il rigore contro il Torino e quello di stasera e l'Italia vive tranquilla. Non capisco perche'."
Le parole di Jose Mourinho, a ben lèggere, sono riferite ad un certo sistema di informazione che irrora il mondo del calcio - ogni riferimento ai bamboccioni di Sky, di Tutto il calcio e della Domenica Antisportiva e' puramente casuale - anche se il dubbio che si riferisca a qualcosa di piu' grande finisce con l'occupare i miei pensieri.
Non dimostrano alcuna pertinenza con il calcio giocato gli accondiscendenti editorialisti sportivi, nella giornata in cui la Juventus avrebbe meritato una sonora batosta a Catania. Un rigore contro ed un rosso diretto a Sissoko risparmiati per strani motivi, oltre al dubbiosissimo liscio di Terlizzi che ha regalato gloria e titoli a Poulsen, sembrano scivolare via e scomparire nell'arco di pochi microsecondi. Non e' successo nulla a Catania.
Non ne e' da meno l'allegra brigata della delucana domenica antisportiva, impegnata in una reiterata, stucchevole e poco redditizia crociata notturna. Questo non e' piu' calcio giocato, e neanche parlato. E' il solito indecoroso quadretto circense che la Rai non esita a offrire agli appassionati dietro pagamento di 30 centesimi al giorno.
Non e' mio costume star dietro ad ogni riflesso involontario dei pupazzetti che ne animano il salotto, ma a volte si supera quella misura oltre la quale e' doveroso raccontare cio' che va in onda, liberamente e onestamente. E cosi' si consumano le moviole dell'ex-scandalo Tomboletti che stabilisce ora e sempre: il "mani" in area di Marchionni era impossibile da vedere da parte del pur buon Morganti; il "mani" in area di Seedorf era involontario tanto da giustificare il successivo gol; il rosso al selvaggio Iaquinta non ci stava. Egli pero' dimentica di mostrare il negato rigore e l'ammonizione subita da Ibra, e dimentica anche di mostrare l'entrata di Sissoko da rosso diretto.
Non si distrae invece la coppia comica delucateocoli quando, lavorando sulla leva della passione ultras che probabilmente li accomuna, chiudono la trasmissione con un sonoro vaffanculo a Mourinho. Avete letto bene, vaffanculo. In diretta TV all'interno dalla trasmissione sportiva di punta (in quanto a share) della Rai, pagata dal canone di milioni di telespettatori. Vaffanculo. Ma non se ne parla, da nessuna parte. No, non se ne parla. Silenzio. Tutto ritorna nella regola di questo nostro stramaledetto calcio.
Ma il calcio e' lo specchio di un Paese. Nella sua invettiva, Mourinho usa per due volte la parola Italia. Non e' un caso. Tanto povero di spirito, depresso, schizofrenico, cupo e cupoloso l'uno, quanto l'altro. Iperboli di questa specie costituiscono la cartina di tornasole di uno strano, ma audace, parallelo tra il degrado di due mondi dove l'uno e' sottoinsieme dell'altro e ne eredita' tutte le proprieta' genetiche.
Mourinho e' un autostoppista delle galassie che, quando si e' fermato nel nostro mondo, ha capito di esser precipitato in una borgata baronesca dall'aspetto medievale e dai modi inquisitori. Per questo la sua invettiva contro chi ad arte offusca una notizia e ne esalta altre, modellando la realta' a proprio disegno, sembra anticipare una generalizzazione ch'egli vorrebbe fare, ma che forse non ha il titolo di fare. Ed intanto il parallelo e' scoppiato. E dalle righe di questo blog conto di arrivare laddove la liberastampadebole di questo Paese non osa.
Durante una crisi economica epocale, davanti un sovvertimento dell'ordine costituito ed il radicamento di una politica del sempre piu' di moda ci-penso-io, gli strali di Jose Mourinho dipingono il Paese come una mongolfiera che sprofonda in un vuoto d'aria, e non vi e' conducente che sappia cosa fare. Ma non se ne parla, da nessuna parte. Silenzio. Tutto ritorna nella regola di questo nostro stramaledetto calcio.
Le parole di Jose Mourinho, a ben lèggere, sono riferite ad un certo sistema di informazione che irrora il mondo del calcio - ogni riferimento ai bamboccioni di Sky, di Tutto il calcio e della Domenica Antisportiva e' puramente casuale - anche se il dubbio che si riferisca a qualcosa di piu' grande finisce con l'occupare i miei pensieri.
Non dimostrano alcuna pertinenza con il calcio giocato gli accondiscendenti editorialisti sportivi, nella giornata in cui la Juventus avrebbe meritato una sonora batosta a Catania. Un rigore contro ed un rosso diretto a Sissoko risparmiati per strani motivi, oltre al dubbiosissimo liscio di Terlizzi che ha regalato gloria e titoli a Poulsen, sembrano scivolare via e scomparire nell'arco di pochi microsecondi. Non e' successo nulla a Catania.
Non ne e' da meno l'allegra brigata della delucana domenica antisportiva, impegnata in una reiterata, stucchevole e poco redditizia crociata notturna. Questo non e' piu' calcio giocato, e neanche parlato. E' il solito indecoroso quadretto circense che la Rai non esita a offrire agli appassionati dietro pagamento di 30 centesimi al giorno.
Non e' mio costume star dietro ad ogni riflesso involontario dei pupazzetti che ne animano il salotto, ma a volte si supera quella misura oltre la quale e' doveroso raccontare cio' che va in onda, liberamente e onestamente. E cosi' si consumano le moviole dell'ex-scandalo Tomboletti che stabilisce ora e sempre: il "mani" in area di Marchionni era impossibile da vedere da parte del pur buon Morganti; il "mani" in area di Seedorf era involontario tanto da giustificare il successivo gol; il rosso al selvaggio Iaquinta non ci stava. Egli pero' dimentica di mostrare il negato rigore e l'ammonizione subita da Ibra, e dimentica anche di mostrare l'entrata di Sissoko da rosso diretto.
Non si distrae invece la coppia comica delucateocoli quando, lavorando sulla leva della passione ultras che probabilmente li accomuna, chiudono la trasmissione con un sonoro vaffanculo a Mourinho. Avete letto bene, vaffanculo. In diretta TV all'interno dalla trasmissione sportiva di punta (in quanto a share) della Rai, pagata dal canone di milioni di telespettatori. Vaffanculo. Ma non se ne parla, da nessuna parte. No, non se ne parla. Silenzio. Tutto ritorna nella regola di questo nostro stramaledetto calcio.
Ma il calcio e' lo specchio di un Paese. Nella sua invettiva, Mourinho usa per due volte la parola Italia. Non e' un caso. Tanto povero di spirito, depresso, schizofrenico, cupo e cupoloso l'uno, quanto l'altro. Iperboli di questa specie costituiscono la cartina di tornasole di uno strano, ma audace, parallelo tra il degrado di due mondi dove l'uno e' sottoinsieme dell'altro e ne eredita' tutte le proprieta' genetiche.
Mourinho e' un autostoppista delle galassie che, quando si e' fermato nel nostro mondo, ha capito di esser precipitato in una borgata baronesca dall'aspetto medievale e dai modi inquisitori. Per questo la sua invettiva contro chi ad arte offusca una notizia e ne esalta altre, modellando la realta' a proprio disegno, sembra anticipare una generalizzazione ch'egli vorrebbe fare, ma che forse non ha il titolo di fare. Ed intanto il parallelo e' scoppiato. E dalle righe di questo blog conto di arrivare laddove la liberastampadebole di questo Paese non osa.
Durante una crisi economica epocale, davanti un sovvertimento dell'ordine costituito ed il radicamento di una politica del sempre piu' di moda ci-penso-io, gli strali di Jose Mourinho dipingono il Paese come una mongolfiera che sprofonda in un vuoto d'aria, e non vi e' conducente che sappia cosa fare. Ma non se ne parla, da nessuna parte. Silenzio. Tutto ritorna nella regola di questo nostro stramaledetto calcio.
lunedì 2 febbraio 2009
Ventiduesima: non lamentiamocene
Dopo ventidue giornate di serie A, 20610 minuti di calcio, 84880 minuti di TV, una caterva di moviole, di commenti fuori luogo, di titoli e articoli insensati, di antiinterismo, di antijuventinismo e di quant'altro, il mio registro personale segna l'usuale disavanzo di sei o sette punti tra Mourinho, Ancelotti e Ranieri. Se la memoria non mi inganna, qualcosa di simile si continua a registrare da tempo con una costanza da disciplina scientifica, se si escludono gli alti e bassi della vena goleadoresca dei vari Pato, Del Piero e Ibra.
Campionato noioso? Tutt'altro. Mi sono divertito nelle tre partite principali. A Torino, Milano e Roma si e' visto tanto bel gioco, da un lato e dall'altro, oltre alla giusta tensione emotiva necessaria per resistere (Juve), emergere (Milan) , allungare (Inter), sorprendere (Cagliari), tenere (Torino) o tamponare (Lazio), senza pero' mai recriminare. O, quanto meno, senza farsene una malattia. Cio' che ho visto e' un assaggio di come sarebbe il calcio se non fosse affetto dalle sue due principali malattie infettive (tutte di stampo prettamente italico): il moviolismo e l'arbitrismo.
Il moviolismo e' una forma di depressione che affligge coloro i quali non sanno dare un senso alla partita se non dopo aver visto ottocento volte di fila tutti gli episodi dubbi avvalendosi delle moderne tecniche diagnostiche. Si tratta di una disfunzione contagiosa che si propaga con scioltezza anche grazie al proliferare di trasmissioni che della diagnostica moviolistica fanno l'unica (ahiloro) arma di informazione.
L'arbitrismo e' un disturbo mentale che si manifesta nello scaricare sulle giacchette nere le ragioni dei propri insuccessi. Casi frequenti sono stati riscontrati negli allenatori di squadre provinciali, probabilmente per non soccombere al cospetto dei loro presidenti. Episodi non infrequenti sono stati riscontrati nei presidenti di piu' bassa estrazione culturale, probabilmente per evitare la figura degli scapocchioni davanti ai rispettivi tifosi. Secondo alcuni studiosi, l'arbitrismo e' una forma di astuzia premeditata che si esplica attraverso il moviolismo reiterato. Entrambe le disfunzioni sono in genere guaribili tra gli otto e i quindici giorni dietro regolare assunzione di Stoplamentin. Gli studiosi non si spiegano come mai a volte i sintomi cessino del tutto in occasione di prestazioni arbitrali accidentalmente favorevoli (che pero' spesso finiscono con il creare del nuovo arbitrismo in altre sedi).
Bene, la ventiduesima giornata sembra ci abbia risparmiato tutto questo. Non lamentiamocene.
Buon campionato a tutti.
Campionato noioso? Tutt'altro. Mi sono divertito nelle tre partite principali. A Torino, Milano e Roma si e' visto tanto bel gioco, da un lato e dall'altro, oltre alla giusta tensione emotiva necessaria per resistere (Juve), emergere (Milan) , allungare (Inter), sorprendere (Cagliari), tenere (Torino) o tamponare (Lazio), senza pero' mai recriminare. O, quanto meno, senza farsene una malattia. Cio' che ho visto e' un assaggio di come sarebbe il calcio se non fosse affetto dalle sue due principali malattie infettive (tutte di stampo prettamente italico): il moviolismo e l'arbitrismo.
Il moviolismo e' una forma di depressione che affligge coloro i quali non sanno dare un senso alla partita se non dopo aver visto ottocento volte di fila tutti gli episodi dubbi avvalendosi delle moderne tecniche diagnostiche. Si tratta di una disfunzione contagiosa che si propaga con scioltezza anche grazie al proliferare di trasmissioni che della diagnostica moviolistica fanno l'unica (ahiloro) arma di informazione.
L'arbitrismo e' un disturbo mentale che si manifesta nello scaricare sulle giacchette nere le ragioni dei propri insuccessi. Casi frequenti sono stati riscontrati negli allenatori di squadre provinciali, probabilmente per non soccombere al cospetto dei loro presidenti. Episodi non infrequenti sono stati riscontrati nei presidenti di piu' bassa estrazione culturale, probabilmente per evitare la figura degli scapocchioni davanti ai rispettivi tifosi. Secondo alcuni studiosi, l'arbitrismo e' una forma di astuzia premeditata che si esplica attraverso il moviolismo reiterato. Entrambe le disfunzioni sono in genere guaribili tra gli otto e i quindici giorni dietro regolare assunzione di Stoplamentin. Gli studiosi non si spiegano come mai a volte i sintomi cessino del tutto in occasione di prestazioni arbitrali accidentalmente favorevoli (che pero' spesso finiscono con il creare del nuovo arbitrismo in altre sedi).
Bene, la ventiduesima giornata sembra ci abbia risparmiato tutto questo. Non lamentiamocene.
Buon campionato a tutti.
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