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giovedì 29 aprile 2010

28 aprile 2010 - Semifinali di Champions League

Sono le 20.35 quando Jose Mourinho guadagna il centro del Camp Nou, circondato da novanta, forse centomila persone che inneggiano alla Remuntada. Per tutta la settimana la Spagna catalana si e' fermata nell'attesa spasmodica di questa sfida che ha il sapore di una finale, o forse piu'.

In una finale ci si arriva ad armi pari, su campo neutro. Qui il campo e' monocolore, l'atmosfera pesante, ma piu' di tutto pesa quel capolavoro tattico di Mourinho, che ora, al centro della bolgia infernale, si gode lo spettacolo di colori, striscioni e cori.

Ci ha messo la faccia Jose, ed e' una grande presa di coraggio e coscienza. Se usciamo dalla Champions, sara' colpa mia, ma prima dovrete passare su di me, tutti e undici. O centomila.

L'Inter piu' Herreriana degli ultimi quarant'anni gioca le sole carte che le e' dato disporre: difesa accorta, ne' troppo alta, ne' troppo bassa; attaccanti pronti a fare i difensori, ma pur sempre attaccanti; centrocampisti che corrono su e giu'. Perche' e' cosi' che si mette paura agli avversari, schierando Eto'o, Milito e Schnijder davanti, con Thiago Motta in copertura insieme ai mediani tuttofare Zanetti e Cambiasso. In difesa, il muro. Di gloria, titolera' la Gazzetta dello Sport, con incisi i nomi di Samuel e Lucio, i centrali oggi piu' forti del mondo.

E poi quell'apparizione centrale
di Jose Mourinho che ha messo paura a tutti. Fate vedere di cosa sarete capaci. Il finale lo sapete gia'. Pur ridotta in dieci per un'assurda espulsione, il muro dell'Inter di Mourrera (!) non ha ceduto sotto il deludentissimo solfeggio del Barca.

Il triplice fischio finale tira fuori dal cassetto i sogni dell'Inter e di Moratti, mandando entrambi in Paradiso; e mandando a casa gli undici, o centomila, vittime della loro stessa supponenza ed ipocrisia (vedi le sceneggiate prima e durante il match). Il Barca non e' piu' nessuno, i marziani sono vinti, lo spettro blaugrana e' domo. Fuori dalla Champions League, fuori dalla Copa del Rey, gli rimane la Liga, dove pure rischia.

L'appuntamento e' a Madrid il 22 maggio. Come nel lontano 1982, la riedizione storica di Italia contro Germania, passando per la storia.

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domenica 25 aprile 2010

24-25 aprile 2010 - 35^ giornata

Tocca parlare ancora di Inter. Nel Meazza dove quattro giorni fa si era consumata la più epica delle imprese calcistiche di sponda nerazzurra dai tempi di Moratti padre, la seconda Inter (c'erano sei riserve) ha ragione di un'Atalanta in disperata ricerca di punti salvezza.

Non è stata una partita facile, addirittura al quinto minuto Tiribocchi aveva gelato mezzo mondo, con un gol inaspettato. Ci son voluti venti minuti per imporre la legge del calcio targato Inter. Così è stato: prima Milito, poi Muntari, infine Chivu. Di mezzo il solito Zanetti superlativo, il papi di questa squadra che corre almeno quanto corre lui. La determinazione è l'arma in più di questo finale di stagione, e la si è vista come se stesse giocando una finale.

È un finale di stagione di altissimo livello quello dell'Inter, e credo che i tifosi ne debbano giustamente andar fieri. C'è poco da aggiungere o da migliorare in questa macchina da gol. So che qualcuno storcerà il naso, ma credo che Mourinho abbia davvero tirato fuori il massimo assoluto. Oltre questo non c'è altro margine di miglioramento.

Sabato pomeriggio l'Inter riconquistava la vetta del campionato ed ora la Samp - nemesi storica e testimone delle manette di Mou - le rende quanto le aveva tolto a Milano, con gli interessi, espugnando l'Olimpico di Roma. Proprio la Roma, che più volte aveva festeggiato lo scudetto con caroselli d'auto, dichiarazioni imperiali e gesti non proprio intrisi di sportività, lascia il pubblico capoccio nelle lacrime di chi ci aveva creduto.

Rammarica assistere all'indecoroso corollario della dirigenza e della stampa romanista, che nei momenti opportuni sa sempre aizzare gli animi contro presunti scandali arbitrali, che poi tali non sono. Francamente credo che il popolo romanista meriti il trionfo dopo aver sfiorato l'ebbrezza del titolo così tante volte negli ultimi anni. Le lacrime di Mexes - quelle sì, erano vere - sono le lacrime di un'intera città che piange per il crudele fato che ancora una volta ha punito la distrazione e la supponenza.


Una Roma sicura di poter archiviare la pratica Sampdoria, per di più in una gara giocata di spalle alla fortuna - e doveva pur arrivare. In quella che forse è stata la miglior partita della Roma nelle ultime quattro o cinque settimane, porta a casa zero punti.

Una cosa va detta, a mio modo di vedere. La Roma è stata tradita da sè stessa una volta, ma non lo rifarà una seconda. Dovesse l'Inter perdere altri punti per strada...

Mancano tre giornate, nove i punti in ballo, due soli il margine tra Inter e Roma. C'è la Lazio sul cammino della capolista, all'Olimpico, a maggio, proprio come otto anni fa. Corsi e ricorsi che dipingono il finale magistrale di un campionato thriller.

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mercoledì 21 aprile 2010

20 aprile 2010 - Semifinali di Champions League

Come nessuno l'avrebbe potuto prevedere. L'Inter travolge il Barca 3-1, e regala ai tifosi la notte delle notti, eccellendo nella sfida tra titani: Milito un gigante, Messi un clown; Schnijder un motore a reazione nucleare, Ibra un semiasse di trasmissione fuori fase; Mourinho il grande stratega, Guardiola il grande sconfitto.

Condivido chi ha parlato di un Barcellona supponente ed un po' sopra le righe nelle dichiarazioni del pre-partita, per questo parlo di capolavoro tattico dell'Inter. In campo con le gambe e con la testa, e nel secondo tempo con tanto cuore. Prende gol a freddo, non si scompone, reagisce e impala la retroguardia spagnola per ben tre volte, di potenza, di fegato, di reni.

E' la fine della metamorfosi per la quale fu chiamato a bordo lo Special One. Sempre più speciale, sempre più Herrera. Si vede che ha preparato la partita con la stessa minuziosità con cui prende appunti a bordo campo. Ha dato un senso agli investimenti del presidente, alla pazienza dei tifosi, perfino alla posizione in campionato. Ha rimodellato la squadra dalla perenne condizione di inferiorità, prima nazionale, poi internazionale, ne ha sollevato la testa pesante di anni di insuccessi e le ha mostrato la nuova via verso cui guardare. Quanto vale tutto ciò?

Al Camp Nou può succedere di tutto, ma intanto e' il Barca a dover vincere con almeno due gol di scarto.
Presto per far pronostici, c'e' di mezzo il Campionato, con l'anticipo di San Siro contro l'Atalanta, sabato alle 18.

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venerdì 16 aprile 2010

16-18 aprile 2010 - 34^ giornata

A San Siro si è giocato più di un derby. La Juventus ospite non è la stessa degli inizi della stagione, ma l'agguerrita vicenda dei tribunali di Napoli lascia presagire tutta la tensione che ci sarà in campo.

L'atmosfera non è quella delle grandi occasioni, non c'è davvero nulla di cui essere gioiosi nelle ore che precedono l'incontro. L'aria è pesante, spessa ed irrespirabile come la coltre fumosa che sta chiudendo i cieli al volo degli aerei di mezza Europa. Così si estinsero i dinosauri, mormora l'addetto alla sicurezza, vicino i tornelli di ingresso di San Siro.

Mancano i tifosi della Juventus, cosa che rende la notte ancora più surreale. Mancano i fischi agli striscioni dell'Inter, sovente in spolvero anti-calciopoli 2 e soprattutto mancano i fischi a Supermario Balotelli, allorché entra in campo al posto di Pandev. Quasi non sembra di assistere alla partita più importante dell'anno per entrambe le squadre.

L'Inter rivuole quel primato che le appartiene da tanti anni, ed il carattere per azzannare con fame l'avversario non le manca. La Juventus chiede punti per il passaporto europeo, senza il quale la rifondazione potrebbe prendere una piega molto meno incisiva il prossimo anno.

Che partita è stata? Io ho assistito per l'ennesima volta ad una prova di forza di Zanetti e soci. È come essere tornati a quattro anni fa, quando la prima Inter del dopo-calciopoli fece a pezzi le avversarie, il campionato, e la storia dei precedenti dieci anni di calcio malato. Fu vendetta quella, e furono vendetta quelle diciassette vittorie consecutive, record assoluto in Europa. Il gioco era di chi aveva fame feroce di vincerle tutte, di rabbia e di gloria. Bene, l'Inter questa sera ha giocato allo stesso calor bianco di quel periodo, non concedendo sconti alla Juventus, pur messa bene in campo dal vecchio Zac.

Permettetemi anche di dire che l'Inter ha giocato allo stesso modo di Roma e Firenze, anche se lì aveva totalizzato un solo punto, beccando quattro gol su quattro tiri in centottanta minuti. Stessa Inter, ma altro risultato. Questa volta gli istinti hanno vinto sulla malasorte, e di otto-nove palle gol chiare come il cielo di Trani a maggio, due sono entrate alle spalle del portierone della nazionale.

L'Inter fa a pezzi tutte le insinuazioni che sono circolate negli ultimi giorni, da Torino a Milano a Napoli. Ed ha fatto a pezzi chi ancora crede che difendere la (dis)onestà di Moggi sia un valore, a costo di intorbidire l'immagine altrui.

La partita si è chiusa così, con l'orgogliosa esultanza di Moratti e l'improvvisato aeroplanino di Mourinho (e chissà cosa scriveranno domani i giornali). A voi Roma.

Qui Roma. Una città in totale delirio urbano dopo la vittoria di Ranieri nel derby. E che vittoria. Ranieri osannato per la coraggiosa scelta di sostituire Totti e De Rossi quando era sotto di un gol. Gliene do atto, si è trattato di una mossa a sorpresa con la quale ha cambiato il modulo di gioco, le carte in tavola, le sorti della partita, del campionato e - forse - della sua carriera. L'Italia ha trovato davvero il suo Special One? Vedremo. Certo se saprà confermare la lunga striscia di vittorie anche per le prossime quattro gare, credo che gli si debbano tributare dei doverosi onori.

La Roma non brilla certo per gioco, ma ha il senso della posizione in campo in tutti i reparti. Non brilla neanche per numero di occasioni create, se è vero che nelle ultime quattro gare è riuscita a fare solo cinque tiri in porta, più due calci piazzati, portandosi a casa ben dodici punti. Tira poco, segna pochissimo ma porta a casa dei punti pesanti come un tombino di ferro antico. Ha il passo delle grandi squadre, che è fatto non solo di gioco appariscente, ma di risultati concatenati, di rigore psicologico -dentro e fuori lo spogliatorio - e di fortuna.

Fortuna dei tre pali di Milito, del rigore mancato di Floccari, del calendario favorevole, dell'auto-estinzione del Milan e degli impegni di Champions dell'Inter. Ranieri è adesso scoperto, è l'uomo al centro di tutto, ha oscurato Mourinho, diventato uno dei tecnici più taciturni d'Italia, e vive il momento forse più incredibile della sua lunga carriera calcistica, inondando di luce propria una squadra ed una città che da tanti, troppi anni attendeva l'uomo della metamorfosi definitiva, sempre attesa e mai giunta, della Roma.

Nube vulcanica permettendo, l'arrivederci è per martedi sera. Di scena la notte delle notti che vedrà l'Inter dei ritrovati brasiliani di fronte l'incanto del dio del calcio, Messi.

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martedì 13 aprile 2010

13 aprile 2010 - Semifinali di Coppa Italia

È vero, non si chiama più Coppa Italia. Ma definirla con il nome di un comune gestore commerciale di schede Sim (guarda che coincidenza) non lo ritengo una cosa intelligente. Come chiamare mia mamma con il nome del suo datore di lavoro, ad esempio Upim o Rinascente (e quest'ultimo avrebbe anche senso).

L'Inter conquista la finale di Coppa Italia piegando la stessa Fiorentina che tre giorni prima le aveva fatto vedere un paro de sorci verdi, come dicono in Alto Adige. La partita ha mostrato la stessa differenza di classe che si era vista nella partita precedente, se è vero che per ampiezza di rosa, organico e condizione atletica strutturale non vi è paragone alcuno tra le due formazioni.

Voi direte che quella era terminata in parità. Certo, ma con qualche papera e qualche palo in meno forse sarebbe potuta finire diversamente. Non è mia intenzione recriminare sul risultato, nel calcio tutto questo non serve a una beata ceppa. Volevo semplicemente sottolineare come quella di campionato ha rappresentato una battuta d'arresto in quanto a risultato, non certo per il gioco espresso.

Ciò detto, l'Inter supera un'altra pietra miliare del suo cammino 2009-2010. Piaccia o no, Mourinho ha ancora una volta mostrato di dirigere una squadra costruita per combattere su più fronti (di questo si tratta, essendo condizione necessaria per avere successo in Champions). Va detto che, delle tre partite di fuoco del terribile aprile, questa era la più semplice, di gran lunga. Le altre due partite miliari saranno entrambe a San Siro, il 16 ed il 20 aprile: prima la Juve, dopo il Barcellona.

Si potrebbe opinare che la Juventus non sia in forma, o comunque non sia all'altezza dei Campioni d'Italia. Strunzate, per dirla in modo garbato. Non solo la Juventus è sempre la Juventus, ma arriverà a quell'incontro carica di così tante inflessioni psicologiche da sembrare il Barcellona. Per Del-Messi-Piero e compagni è una vera finale: dovranno dimostrare quale divario c'è o non c'è tra le storie contemporanee delle due società, e non si può fingere che negli ultimi quattro anni, fino all'edizione del processo odierno di Napoli, non sia successo nulla.

Ci saranno scintille, forse troppe, i nervi sono già tesi, tirati a mille questa volta non da Mourinho, il quale per sua fortuna ha imparato a tacere un po' di più, ma dal solito, imperturbabile Moggi. È come se costui ancora contasse nel mondo del calcio, è come se qualcuno dietro le quinte ancora ne senta l'alito del potere, e ne esegua i comandi come ipnotizzato. Mi auguro di sbagliare.

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domenica 11 aprile 2010

11 aprile 2010 - 33^ giornata

Dopo il 2-2 di Firenze, che probabilmente segna la resa di fronte alla Roma che azzanna, l'Inter sente mancare l'appuntamento con il presente, e di molto. Ancora una volta è scesa in campo dominata non già dalla furia che negli anni passati le dava la marcia in più; bensì dalla consapevole incapacità di saper rispondere con le azioni sul campo a quello che passerà alla storia - ne sono certo - come il terribile aprile nerazzurro.

Da un lato c'è il nuovo, pesante contesto che vede coinvolta l'Inter nell'audace remake di presunti scandali passati. Dall'altro c'è una semifinale di Champions da giocare contro una squadra di extraterrestri.

Determinate testate (di carta) hanno iniziato una pericolosa campagna tesa ad aizzare la buona fede sportiva di milioni di tifosi contro una squadra in particolare, la sua dirigenza attuale e la sua storia. Vado immediatamente al sodo. Si tratta di una manovra vergognosa che - in perfetto costume italico - scambia vittime e carnefici, rimescola le carte nel mazzo, occulta e talvolta nega quelle pesanti responsablità di cui altri si sono macchiati; responsabilità gravi, e nonostante tutto provate, ammesse e punite da sentenze emesse in secondo (e ultimo) grado da parte della Corte Federale.

Poi c'è la Champions, che consuma energie mentali prima che fisiche, e stravolge la preparazione atletica, altera i ritmi consolidati e polarizza l'attenzione di tutta la squadra su un obiettivo che la storia del nostro calcio antepone al raggiungimento del titolo nazionale. Non so fino a qual punto sia stato intelligente puntare su una Champions, vista la condizione atletica di una squadra che, quando gioca su più di un fronte, mostra segni di cedimento strutturale; non so quanto sia conveniente nell'economia dei titoli possibili sparare tutte le cartucce contro una formazione corazzata che non cederà per nulla al mondo l'accesso alla gran finale di Madrid.

Così quello di Firenze per l'Inter di Mourinho potrebbe rappresentare il vero capolinea di una stagione che ha vissuto momenti di altissimo calcio (vedi doppio derby, Chelsea, CSKA Mosca) alternati ad una serie ingloriosa di inspiegabili insuccessi. Non è ancora tempo di analisi, al di là delle poche osservazioni fatte sopra; mi limito a lasciare qui una domanda alla quale attendo risposta, forse da voi lettori, o dal tempo: come mai una squadra costruita per vincere largamente in campionato, dominato in scioltezza fino a gennaio, si vede sorpassare da una squadra che non le è neanche paragonabile per ampiezza di rosa, forza fisica, determinazione e carattere? Non sarà mica che la palla è davvero rotonda?

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martedì 6 aprile 2010

6 aprile 2010 - Quarti di Champions League

Poco da scrivere. L'Inter ha avuto buon gioco nel segnare nei primissimi minuti del match. Quando il cronista ungherese parla di "almeno tre gol" e' segno che tutto sommato la regola dei gol che fuoricasa valgono doppio - in caso di parita', non e' proprio sballata.
Nonostante tutto, e' impressionante la sicurezza con cui la squadra e' entrata in campo nelle ultime prestazioni internazionali. La cura Mourinho c'e' stata, non sarebbe onesto affermare l'opposto.

Intanto parte la febbre per le semifinali, che vedranno impegnate Inter e Barcellona da un lato, Bayern e Lyone dall'altra. Sara', ma a me paiono la finalissima l'una ed una seduta di allenamento l'altra. Strano dirlo, ma l'Inter di Coppa quest'anno e' davvero all'altezza del Barca, con Lyone, Bordeaux, Bayern e Arsenal un gradino piu' sotto. Essere arrivata tra le prime quattro ha gia' un fascino impagabile.

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sabato 3 aprile 2010

3 aprile 2010 - 32^ giornata

Una devastante Inter, una piccola Roma, un trasparente Milan. Tutto per lasciare le cose come stanno, tre vittorie, tre punti a testa, una giornata in meno alla fine dei giochi.

In apparenza un turno favorevole alla capolista, ma e' pur vero che l'Inter aveva l'avversario piu' agevole, almeno sulla carta.

Dico sulla carta, o sulla casta, perche' il team di Mou e' arrivato alla trentaduesima giornata di campionato, incastrata tra l'andata ed il ritorno dei quarti di Champions, con quattro clamorose assenze per casta-squalifiche: Lucio, Maicon, Zanetti e Eto'o. Ovvero i quattro elementi cardinali del suo gioco. Non chiacchiere.

Eppure l'Inter e' stata devastante lo stesso. Forse per il ritrovato Santon, o per il resuscitato Thiago Motta. Sicuramente per il rientro a bomba di Mario Balotelli. Il quale mi ha colpito per l'impennata di maturita' che ha esibito, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello umano e professionale, dopo la super esclusione per motivi disciplinari. Ha subito i soliti cinque o sei falli ma non si e' animato di spirito vendicativo, ha smesso di cascare gratis, ha dato una mano concreta per tutti e novanta i minuti, e soprattutto ha sorriso al suo gol. Avete sentito bene, ha sorriso di gioia, e' corso ad abbracciare i compagni, cosa che non appartaneva al suo bagaglio culturale. Un sorriso che vale piu' di mille altre parole, cui ha fatto eco un altro importante sorriso, quello di Mourinho a fine gara. Ed allora, Chapeau campione, ma soprattutto Chapeau Mister Mou. Il ritrovamento del disperso figliol Mario e' esclusivamente opera tua.

La Roma ha espugnato il tostissimo campo di Bari. Ne sanno qualcosa Juventus e Inter, che in due hanno raccolto un punto. Ma non mi e' sembrata una grandissima prestazione quella dei capitolini. Al contrario. Sentendo Ranieri affermare che non c'e' alcuna flessione, mi pare di cogliere un certo timore che questa flessione in fondo ci sia. D'altra parte anche la Roma e' fatta di gambe umane, e non si trattano di quelle del Manchester.

Da parte sua la Roma ha una spinta psicologica pazzesca, e spesso questo conta piu' di tanti teoremi, tabelle ed appunti di bordo campo. L'adrenalina di cui parla il tecnico del Testaccio e' cosa vera, la sente lo spogliatoio, la sente la citta'. Non la sente forse l'Inter, non in campionato almeno.

E forse di adrenalina non e' fatto neanche il finale di campionato di un Milan che non ha mai mostrato i mezzi per sfondare e conquistare la vetta della classifica, sebbene sia stato ad un passo dal farlo. Ho affermato piu' volte che Leonardo e' una persona estremamente gradevole da ascoltare a da lavorarci assieme, ma non e' riuscito a mostrare la stoffa per competere contro l'Inter di Mou.

In questo contesto, si colloca il mercoledi da leoni dell'Inter impegnata a Mosca, nel ritorno di Champions, ed il prossimo turno di campionato che vedra' i nerazzurri defaticarsi a Firenze.

Non credo di esagerare se dico che dai prossimi centottanta minuti dipendera' il destino di una squadra, di una tifoseria intera e del suo allenatore.

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giovedì 1 aprile 2010

31 marzo 2010 - Quarti di Champions League

Contro il CSKA Mosca, a San Siro si rivede l'Inter grintosa delle ultime gare di Champions. Piu' o meno la stessa che ha giocato contro la Roma, in fondo. Solo che all'Olimpico ci sono stati dei legni e delle papere.
Mentre ieri il rasoterra di Milito e' entrato, si' vicino al palo, ma e' entrato. E Julio Cesar non si e' distratto neanche per un istante.
Fortuna, certo, ma anche concentrazione e voglia di vincere.

Mourinho ha avuto ancora una volta ragione a metter fuori Balotelli. Ma non potra' continuare cosi' a lungo. Per un Eto'o che rientra in forma, c'e' un Principe (Milito) che corre sempre meno, un Pandev che non e' piu' lo stesso di gennaio, uno Stankovic che - lo dice anche il nome - meriterebbe riposo e soprattutto uno Schnijder che ormai fa solo mezza partita.

Non e' per fare il solito italiota da bar sport, ma ieri io ce l'avrei visto Balotelli in mezzo a quell'area di rigore intasata dall'esercito di matrioske. In determinati momenti credo bisogna avere il coraggio di metter da parte il proprio orgoglio personale e credere una volta di piu' al talento di certi personaggi.

Intanto la stampa spagnola esalta Ibrahimovic che con una doppietta aveva portato sul 2-0 il Barcellona in casa dell'Arsenal. In fondo gli sono state servite con grande acume tattico due palle che non poteva non metter dentro, vista l'immobilita' della difesa inglese. Chissa' perche', quando vestiva la maglia dell'Inter, Ibra era continuamente circondato da 3 o 4 energumeni in divisa, togliendoli non solo palloni, ma anche la voglia di fare belle giocate.
Per questo motivo, i gol di Ibra non mi convincono, non mi esaltano. L'Inter quest'anno gioca con la palla sempre a terra, organizzando un attacco frontale e laterale, invadendo l'area da tre parti contemporaneamente. Di fatto l'opposto dell'Inter di Ibra, e i risultati si vedono, specialmente nelle competizioni europee.

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