Italia - Nuova Zelanda 1-1. Dovessero rigiocarla altre dieci volte, finirebbe purtroppo sempre in parita', se non di peggio.
Parliamoci chiaro. Siamo arrivati ai mondiali di calcio con una forma fisica da campionato di geriatria, senza neanche un briciolo di creativita', o di schema valido se non quello del "la butto avanti".
Altro che paragoni con il 1982. Per favore! Ci manca un Paolo Rossi in attacco, un Bruno Conti sulla fascia destra, un Marco Tardelli a centrocampo e soprattutto gli Scirea e i Cabrini, i Collovati e i Gentile.
Facile dare addosso a Mr. Lippi, ma non e' neanche colpa sua. Siamo realisti. Come gia' scritto in qualche sparuto post, non c'e' il minimo spessore umano nei 23 convocati, fatta forse qualche rara eccezione. La societa' dei consumi e dei costumi in Italia ha preso una piega cronica ed allo stesso tempo irreversibile come in nessun altro Paese del mondo.
Perche' sembra proprio che alla nostra generazione di giovani non si addica alcuno spirito di sacrificio, di edificazione in nome di un progetto futuro. Siamo un popolo di cicale, avvezze ad un malcostume che o fruttifica nell'immediato o non val la pena cimentarsi. Un popolo di babbei convinti che l'attesa pluriennale di un piano di studi serio, rigoroso, metodologicamente scientifico, sia cosa per pochi illuminati naifs, piuttosto che una norma di largo consumo.
E cosi' non ci si stupisce piu' di tanto se in Italia l'unica squadra senza italiani sia quella che da anni sbanca ovunque, ed ora anche in Europa.
Qualcuno si ostina a dire che e' vero il contrario, cioe' che la Nazionale non va perche' le grandi squadre non utilizzano italiani. Ma non c'e' filo logico in questa affermazione, in quanto non vi sarebbe motivo per cui la grandi non utilizzerebbero italiani, se non fosse che di questi italiani virtuosi, in realta', non si conosce traccia.
lunedì 21 giugno 2010
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