E' finita come peggio non si poteva, ultimi nel girone piu' facile, eliminati senza appello e con infinita pena degli astanti.
Mezzo mondo internettiano ha gia' trovato il colpevole nella figura del nostro ex-commissario tecnico. A mio modo di vedere e' sensato, ma solo in parte. In fondo nessuno ci dira' mai se con Balotelli e Cassano le cose sarebbero andate meglio. Semplicemente, non lo sapremo mai.
La realta' e' un'altra, quella che nessuno scrivera' sui soliti giornaletti perche' miopizzati da un intorno di costume e stile di vita che tutto mistifica e tutto degrada allo stesso tempo. La realta' e' quella di un Paese che, come forse pochi al mondo, non gode piu' della forza di traino dei propri giovani, cosi' facilmente appiattiti alla samba del successo edonistico, cosi' difficilmente proni al gregariato della conquista corale.
L'Italia dei Lippi non differisce molto da quella dei Prandelli o dei Donadoni. Non illudiamoci caro Massimo Mauro (La Repubblica) e caro Alessandro Vocalelli (Corriere dello Sport). Non illudiamoci inoltre che cambiare il generale Abete possa servire a qualcosa, come auspica Fabrizio Bocca, se non a dare una pur giusta ventata di novita'. Non illudiamoci neppure che ora bastera' rimboccarsi le maniche e ripartire con umilta', con buona pace del piu' cotto degli italiani in Sud Africa, alias Vittorio Zucconi (La Repubblica).
Ci prende solo Mario Sconcerti nel suo articolo sul Corriere della Sera, ma bisogna aspettare l'ultimo capoverso dopo un fiume di luoghi comuni. Il problema e' cosa stiamo diventando come Paese Italia e come italiani. E come ho gia' avuto modo di scrivere in passato, basta vedere quanti ce n'erano in squadra nell'Inter campione di tutto. Nessuno.
venerdì 25 giugno 2010
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