La ragione e' duplice. Da un lato, l'Inter di Mourinho continua a mietere le avversarie come una trebbia affamata di lavoro: il gioco di Zanetti e soci, lungi dall'essere bello, si lascia ammirare per tutti i novanta minuti per la sua maschia semplicità ed il suo rigore fisico.
Dall'altro, non mollano un centimetro le dirette inseguitrici in vista dell'Armageddon di domenica prossima, quando si scontreranno le capocce dure di Ranieri ed Ancelotti. Per fortuna di noi bipedi appassionati di calcio terrestre, a ricordare a Moratti che il campionato si vince a maggio e non il giorno dell'Immacolata, intervengono le perle fortunose di Amauri e Kaka che nel giro di pochi minuti (dalla fine) e/o su autorete piegano Lecce e Catania rispettivamente. Meno male.
Le squadre di testa dunque allungano, sia pur ognuna a modo suo, e iniziano una rincorsa a tre senza precedenti: l'ultima volta che Juve, Inter e Milan diedero vita al tip tap dello scudetto credo non fossi ancora nato. Il bello del campionato e' proprio questo.
Quasi mi verrebbe da credere che dopo l'infelicissima (per tutti) era Moggi, fatta di risultati pattuiti, espulsioni controllate, arbitri chiusi a chiave, rigori facili, orologi, passaporti e tutta la geometria di porcate indebite che circolavano intorno al calcio, la fase più difficile sia oramai alle spalle. I veleni degli scorso campionati, sparsi come concime biochimico da mezza serie A, quest'anno non hanno ancora avuto ragione di emergere. Un buon segno?
Buon campionato bello a tutti.







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