Nella domenica del
de prufundis del Milan di Ancelotti e della Roma di Spalletti, della repubblica di Zucconi e dei corrieri, delle gazzette, delle domeniche sportive e dei novantesimi minuti, rimbalzano altisonanti gli echi di San Siro e di Torino.
Ma se i secondi sono materia disponibile presso ogni salotto buono, le edicole piu' raffinate, le televisioni piu' pregiate, i primi restano misteriosamente occultati in tutte le sedi.
La Juventus gioca a calcio, si disinteressa della pressione che normalmente danneggia chi gioca il posticipo sapendo di dover raggiungere l'avversario (l'Inter in questo caso), tira in porta, annichilisce il contendente, vince e convince. In una parola stravince. Gia'. La Juventus stravince 1-0. Nel calcio e' possibile anche questo, come sarebbe potuto accadere l'ancor piu' inverosimile, se l'arbitro avesse malauguratamente concesso agli ospiti un calcio di rigore allo scadere: la Juventus avrebbe stravinto 1-1.
Ci si appassiona al calcio in tutte le categorie, serie, divisioni proprio per questo. Non sempre al vincere - o stravincere - consegue il bottino pieno. Nel calcio vi e' una eccessiva componente aleatoria, che permette all'ultima in classifica di portar via uno scudetto alla capolista nella giornata piu' decisiva, l'ultima. Accade, e accade spesso. Me ne convinsi ascoltando Edoardo Lombardi Vallauri e la sua teoria di come il calcio sia, tra gli sport, quello dove distruggere e' piu' facile che costruire, far fallo e' piu' facile che far gol, e le squadre piu' deboli hanno per questo una non trascurabile probabilita' di toglier punti alle cosiddette grandi.
L'Inter di Mourinho emette un ruggito furioso contro un piccolo Catania e lancia un temibile avvertimento alle avversarie. Questa e' la giusta lettura della gara che ho visto sabato. L'Inter domina il Catania, merita la vittoria, merita il terzo gol, si affanna per dimostrare con foga la sua superiorita' sugli avversari in campo ed in campionato. Vince grazie a due autoreti, una piu' valida dell'altra. Ha stabilito cosi' la terna arbitrale, e non se ne e' lamentato nessuno, neppure i piu' accaniti moviolisti. La palla era dentro. Anche da questa angolazione, o da quell'altra, o da quest'ultima: persino chi ha gia' voglia di complotto 2008-2009 non riesce in fondo a dimostrar un bel fico secco.
Se l'e' presa amaramente il signor Corriere dello Sport, intitolando l'editoriale:
Nell'incertezza non si da il gol (all'Inter, ndr). Un vero peccato che avessi mangiato bavettine e fagiolini, nella loro salsa di pomodori freschi fatta in casa, e condite con ricotta marzotica e peperoncino di Vibo Valentia. Solo il voler trattenere nei miei amati meandri la gustosa pietanza della domenica mi ha trattenuto dal doveroso conato.
L'assioma secondo cui
in caso di dubbio il gol non si da pare davvero una malriuscita impresa filosofica. Spostare di qualche millimetro (o milligrammo, fate voi) la "soglia", ovvero il riferimento a cavallo del quale da una decisione si passa a quella opposta, e' un'operazione virtuale sia sul piano logico che pratico. Pur spostandola di qua o di la, la soglia rimane tale e quale: fonte della stessa incertezza.
Il regolamento attuale, scritto sui manuali ufficiali, prevede che, perche' sia gol, la palla oltrepassi completamente la linea bianca. Nel dare la corretta interpretazione alla norma occorre aggiungere:
secondo l'arbitro o il guardalinee, di certo non il moviolista, o il tifoso seduto in poltrona la domenica sera, alle prese con la digestione lenta delle patate al forno della suocera, ed al quale porgo l'invito ad assaggiare le mie bavettine ai fagiolini di cui sopra.
Come in tutti i sistemi dinamici al mondo, tuttavia, l'osservazione non e' mai un'esperienza certa ed un pelo di errore nella misura esiste sempre e ovunque (lo diceva il prof. Savino, barone universitario del regno delle due Sicilie, ma lui in realta' - non sapendolo - citava un certo Werner Heisenberg, detto lo strabico). Chi prende la decisione si fa carico dell'incertezza legata all'osservazione e ne e' responsabile.
Poi vi e' lo strumento televisivo, quella cosa spesso mal impiegata che va sotto il nome di moviola, che come tutti sanno e' bidimensionale. In altre parole, parliamo di
televisione 2D, ovvero
visione a distanza (tele) in due dimensioni. Poca cosa in confronto alla
visione reale 3D di un arbitro o di un guardalinee ben addestrati.
Dice Stefano Agresti, dalle colonne del Corriere dello Sport: "
Le immagini non chiariscono se sia gol o meno: la dinamica dell’azione dà la sensazione che la palla non sia entrata, qualche fermo immagine trasmette l’impressione opposta. Al replay numero duecento, nessuno può dire senza dubbi se quel pallone abbia superato interamente la linea di porta. Non esiste certezza, dunque, né in un senso né nell’altro. E proprio qui nascono i dubbi e le polemiche. Proprio qui nasce il caso: com’è possibile che al guardalinee venga in mente di concedere un gol di cui nessuno è sicuro, nemmeno dopo ralenty da ogni angolatura? Per prendere una decisione tanto importante, in un momento così delicato della partita, non avrebbe dovuto essere assolutamente certo del gol?"
Caro Agresti, il punto e' proprio questo. Di quale titolo si fregia per poter stabilire che il guardalinee non fosse
assolutamente certo del gol? Da dove proviene questa assenza - a priori - di fiducia? A meno che lei non fosse dispiaciuto del risultato in se', per ovvi ma poco giornalistici motivi.
Il regolamento scritto sulle pagine del Corriere dello Sport un lunedi al mese si tradurrebbe cosi': la palla deve non solo superare la linea, ma tutti gli osservatori (non solo gli arbitri preposti, visto che non si fida) devono essere sicuri e d'accordo, dopo aver organizzato una teleconferenza via Skype nello spazio e nel tempo in pochi secondi. Roba dell'altro mondo. Lei, Agresti, scrive sul secondo quotidiano sportivo nazionale. Non lo dimentichi.
L'analisi dei giornaliSecondo la Gazzetta, l'Inter deve
ringraziare. Chi? Mourinho per aver messo in campo una squadra forte? Moratti per averlo acquistato? Quaresma per aver giocato la sua prima alla scala del calcio ed aver determinato la prima marcatura?
Secondo la stessa Gazzetta,
Amauri mette a segno un gran colpo che fa sorridere la Juve.
Nessun titolo sulla Roma che perde 1-3 a Palermo.
Noto pero' il titolo dedicato al Milan, la squadra piu' forte del mondo, che e' a zero punti:
Zerolandia. Una bella parola composta, nuova, mirabile, che lascia il lettore fermo a riflettere sul titolo in se', piu' che sul messaggio. La Gazzetta continua con:
battuto anche in casa di un bel Genoa. Nessun punto come il Cagliari. Come aver detto: la Vibonese perde contro un gran Poggio Fiorito.
Sul Corriere dello Sport, passa il furto dell'Inter e la celebrazione della Juventus. Che pur han giocato due partite davvero simili per il gioco espresso in campo, per di piu' terminate con un risultato comparabile. Ed in entrambi i casi poteva finire in goleada, come in parita'.
Nessun titolo su Roma e Milan. Semmai si parla del Palermo che si scatena. O di Ancelotti che si ribella (lo fa ogni tanto, questo birbantello).
Buon calcio a tutti.